Iran “Donne, vita, libertà”
Iran “Donne, vita, libertà”
Riconoscimento delle donne come vittime primarie della tradizione patriarcale del regime
Da diversi giorni siamo testimoni delle proteste in Iran. Le proteste sono conseguenza della morte di Mahsa Amini, una donna curda iraniana che è stata arrestata con l’accusa di aver infranto le rigide regole iraniane sull’indossare l’hijab, il copricapo islamico per le donne. È morta mentre era sotto custodia della polizia.
Le donne sono state le prime vittime, nel percorso dello sforzo del regime di “islamizzare” la società e progettare tutti gli aspetti della vita dei cittadini. Ciò ha costantemente privato le persone delle libertà nella sfera privata e pubblica.
L'enfasi sul velo non è un caso. Il regime della Repubblica islamica è stato ostile nei confronti delle donne sin dal suo inizio. Imporre che esse indossino l'hijab è una parte visibile dei suoi sforzi per controllarle ed emarginarle.
“Donne, vita, libertà”, lo slogan principale dei manifestanti indica un'opposizione profonda all'intero sistema del paese.
La dignità umana e la libertà sono al centro delle attuali richieste del movimento, incentrate sul riconoscimento delle donne come vittime primarie della tradizione patriarcale del regime.
Il movimento rivela un drastico cambiamento nel modo in cui molti iraniani guardano alla loro difficile situazione e alle sue potenziali soluzioni, con più cittadini che apparentemente vedono i diritti delle donne come il miglior punto di partenza per la loro lotta democratica contro l'oscurantismo islamista.
Ciò potrebbe rendere il movimento una forza umanistica, egualitaria, liberale e laica particolarmente potente in Iran, con un enorme potenziale per stimolare un cambiamento fondamentale.
L’andamento delle proteste indica che i gruppi e le figure politiche di opposizione esistenti, siano essi riformisti all'interno del paese o dissidenti all'estero, sono irrilevanti. Uno degli aspetti più sorprendenti dell'attuale movimento è che è composto in modo schiacciante da giovani iraniani sotto i venticinque anni. Sono dichiaratamente estranei alla mentalità della generazione più anziana, inclusi i politici anti-regime. Ciò mostra che le vere forze di cambiamento possono emergere e auto-organizzarsi senza l'intervento di gruppi o personalità convenzionali dissidenti. Ovviamente ciò solleva anche la questione di chi dirige il movimento e se sarà in grado di stabilire una leadership organica prima di esaurirsi o crollare sotto la repressione violenta.
È un momento delicato della vita politica e sociale iraniana, il movimento deve trovare la sua strada d’azione. L’ingerenza diretta e indiretta dei governi esteri è per lo meno inutile e potrebbe provocare un enorme danno all’immagine autentica del movimento. Anche se rimane fortemente improbabile che i paesi avversi al regime iraniano si astengano dalla interferenza.
Mentre il sostegno della società civile mondiale, accademici e personalità non governative, aiuta a portare la voce dei manifestanti in giro per il globo.
Sosteniamo insieme le donne e i manifestanti in Iran nel loro lungo cammino per il diritto delle donne, diritto alla vita e diritto alla libertà.
Chiediamo di porre fine alla violenza contro i manifestanti in Iran.