Profughi palestinesi in Libano: c'è di più oltre all'aspetto umanitario
L'invasione israeliana del Libano nel 1982 ha portato a riduzione sistematica l'influenza politica palestinese in Libano; gli accordi di Oslo del 1993 hanno rimandato la questione dei rifugiati ai negoziati sullo “stato finale” che non sono mai stati attualizzati. Le conseguenze di questi due eventi sono state disastrose, in particolare per i profughi palestinesi del Libano sparsi in 12 campi profughi e molti altri "raggruppamenti di fortuna" in tutto il paese.
Eliminazione di ogni seria enfasi sui profughi nel discorso politico ufficiale palestinese sommato alla riduzione drastica degli sforzi fatti dai palestinesi e dal mondo arabo per mettere sotto i riflettori la situazione dei rifugiati e il loro "diritto inalienabile" di tornare alla loro patria palestinese ha causato un allontanamento dell’opinione pubblica che diventata sempre più inconsapevole e ignara delle difficoltà affrontate dai rifugiati palestinesi in tutto il Medio Oriente.
È evidente che la poca simpatia che i profughi palestinesi godono all'interno del governo libanese ha fatto sì che il Libano diventi il luogo più opportuno per smantellare il loro diritto al ritorno - un diritto che è stato al centro della lotta palestinese per la giustizia per settant'anni.
I dati sul terreno provano che gli Usa stanno elaborato un disegno per declassare lo status dei rifugiati. Un censimento sospettosamente programmato - il primo del suo genere - da parte dell'Amministrazione centrale delle statistiche libanese, condotto in collaborazione con l'Ufficio centrale statistico palestinese, ha stabilito che il numero di rifugiati palestinesi in Libano è di appena 175.000 contro 469.555 ufficialmente registrati dalle Nazioni Unite. In seguito gli Usa hanno tagliato 300 milioni di dollari di fondi all’Unrwa (1/3 del budget totale) e ai programmi pro-palestinesi.
È noto che i profughi palestinesi in Libano sono emarginati e maltrattati, specialmente se paragonati ad altre popolazioni di rifugiati in Medio Oriente. Sono loro negati i diritti umani fondamentali di cui godono i libanesi o gruppi stranieri, o persino i diritti concessi ai rifugiati in base alle convenzioni internazionali. Ciò include il diritto al lavoro, in quanto viene loro negato l'accesso a 72 diverse professioni. Con la guerra in Siria, la situazione è peggiorata. Decine di migliaia di rifugiati hanno inondato i campi che mancavano di servizi di base.
La difficoltà tangibile quotidiana, la diminuzione della assistenza sommata ad una forte recriminazione del paese ospitante ha fatto crescere il desiderio di rifugiati palestinesi che vogliono lasciare il Libano. Alcuni lo hanno fatto con successo, solo per ritrovarsi a combattere con la miseria di un nuovo status di rifugiato in Europa. Quasi tutti, nel passato, dai giovani ai vecchi, parlavano del loro desiderio di tornare in Palestina un giorno; oggi, la maggioranza, in particolare i giovani, esprimono solo un desiderio: partire per qualsiasi altro paese che li accolga.
Ci sono poi quelli desiderosi di liberare il Libano dalla sua popolazione palestinese. C'è più di una rete organizzata che facilita l'immigrazione di palestinesi a prezzi che sono recentemente diminuiti per renderla più accessibile a un numero maggiore di persone.
Israele e gli Usa sanno che senza i rifugiati che esigono collettivamente i loro diritti, la questione del diritto al ritorno potrebbe passare dall'essere una richiesta urgente e tangibile a quella sentimentale che potrebbe essere impossibile da raggiungere.
L'amministrazione statunitense di Donald Trump sta promuovendo il suo "Deal of the Century" che sarà presentato dopo il mese di digiuno musulmano, i cui dettagli sono rimasti ancora un segreto ben custodito ma quasi certamente verrà chiesto ai palestinesi di rinunciare al "diritto al ritorno" per chi vive fuori Israele in favore di un risarcimento.
Il nodo principale, nelle azioni americane, sta nel suo significato politico. Infatti, dopo il collocamento dell’ambasciata a Gerusalemme, riconoscendo de facto la città come capitale di Israele, sembra che la destra israeliana abbia completamente fatto breccia nel meccanismo decisionale statunitense. Anche la decisione di ritirarsi dall’accordo sul nucleare con l’Iran è stato un passo in questa direzione.
Ignorare la miseria in cui i rifugiati palestinesi del Libano sono intrappolati ha portato e porterà a pagare un prezzo pesante: l'aumento della sofferenza di centinaia di migliaia di persone e la sistematica distruzione di uno dei principali pilastri della questione palestinese “il diritto di ritorno”.
Farshid Nourai