Siria: l’opzione di pace sembra altamente improbabile
Dopo sette anni di guerra, quasi l’intero paese è in macerie, oltre 400.000 persone sono morte, ci sono 5 milioni di rifugiati siriani e oltre 6 milioni di sfollati. Sembra che nessuna delle parti si preoccupi della tragedia. Mentre nell’inferno siriano sono intrappolati milioni di civili. Questa volta è il turno dei 400.000 abitanti della Ghuta orientale, a dieci chilometri a est della capitale Damasco. Centinaia di vittime civili e migliaia di feriti dal pesante assalto lanciato dalle forze di terra del presidente Bashar al-Assad sostenuto dagli attacchi aerei russi. Le condizioni in Siria stanno peggiorando e purtroppo, l'opzione di pace sembra altamente improbabile.
Nessuna prospettiva di pace nell’orizzonte
Nel 2013, l’attacco chimico nella Ghouta orientale aveva spinto le Nazioni Unite a approvare una risoluzione chiedendo la distruzione delle scorte chimiche e dando slancio ai colloqui di pace a Ginevra. Tuttavia nel tempo tutti gli sforzi per fare progressi in questi colloqui sono stati continuamente bloccati. Nel 2017 le parti non si sono nemmeno incontrate.
Altrettanto è stata inefficace l'iniziativa di pace a guida russa in Kazakistan e successivamente a Sochi. Il sostegno della Russia al regime di Assad ostacolava qualsiasi tentativo di intermediazione di un accordo di pace.
Oltre le profonde divergenze di interessi e le diffidenze delle parti, decidere chi includere nel processo di pace è stato il più grande ostacolo ai negoziati. Gli USA hanno non vogliono coinvolgere né Assad né Iran, mentre la Russia rifiuta la partecipazione dei gruppi ribelli jihadisti e la Turchia ne non vuole sapere dei Curdi.
È stato anche difficile individuare chi rappresentava l’opposizione siriana. Sebbene i 200 gruppi ribelli che sono emersi episodicamente dall’inizio del conflitto si sono fusi in entità più grandi, rimangono ancora tantissimi gruppi. La loro inclusione in qualsiasi processo di pace è stata problematica, per non parlare del rifiuto dei gruppi di sedere allo stesso tavolo.
Poi c'è la complicata questione delle differenze ideologiche e religiose. I siriani sciiti e un segmento di musulmani sunniti secolari sostengono il regime di Assad, mentre la fetta più grande dei gruppi ribelli sono i jihadisti salafiti. Le eccezioni sono l'YPG curdo e l'esercito siriano libero largamente indebolito.
Il regime di Assad sostiene di voler mantenere la Siria uno stato moderno e laico e per questo combatte contro ISIS, Al-Qaeda e altri gruppi jihadisti salafiti. Putin sta spingendo Assad a spazzare via questi gruppi, spinti dalla profonda preoccupazione di possibile mobilitazione dei gruppi radicali musulmani all'interno dei confini della Russia.
Preferenza nascosta di Usa e EU
Gli Stati Uniti e l'Europa non vogliono che né Assad né i gruppi jihadisti ottengano il controllo della Siria. Apparentemente ostacolano Assad, ma a loro piace il suo argomento di proteggere una moderna Siria secolare. È chiaro che la preferenza non-dichiarata è per Assad rispetto a qualsiasi gruppo ribelle Jihadista.
È evidente che l'impossibilità di un vero negoziato lascia solo la possibilità di combatterlo fino a quando emergono vincitori chiari. Cosi il regime di Assad trova via libera per affermarsi come l'unico governo fattibile e legittimo in Siria, una possibilità che potrebbe effettivamente verificarsi.
È evidente che il regime siriano e la Russia mirano a una vittoria rapida e assoluta in Ghuta anche se ciò crea un bagno di sangue. Non è a caso che la risoluzione delle Nazioni Unite di poche settimane fa è stata completamente ignorata dai due alleati.
Molto probabilmente i ribelli della Ghouta cadranno e quasi certamente le forze di Assad intensificheranno ulteriormente l'assedio di Idlib, una città nord-orientale detenuta dal gruppo ribelle jihadista salafita Tahrir al-Sham. Questo è lo schema che il regime vuole seguire fino a quando tutti i gruppi ribelli non siano spazzati via.
Farshid Nourai - 2018